Quante volte ci siamo interrogati sulla felicità, sul suo raggiungimento e sul suo mantenimento, facendo enorme fatica a trovare delle risposte valide per la nostra esistenza. Eppure è un desiderio che tutti hanno e verso cui tutti aspirano, motivo per cui è bene provare a fare uno sforzo difficile ma necessario in questa direzione.
Felicità e denaro
Dire che “la felicità non si compra” potrebbe apparire come uno slogan, ma è anche la definizione più importante da cui partire per riuscire ad essere felici. Non potendola comprare è qualcosa che non è legata al denaro. E qui sorgono le prime difficoltà. Il problema principale è che spesso siamo legati ad una mentalità per la quale ciò che vogliamo dobbiamo averlo subito e il denaro è la strada più semplice: io ti do dei soldi, tu mi dai ciò che io cerco. Ecco quindi la frenesia, a tratti anche patologica, di accumulare denaro per avere un potere d’acquisto maggiore. La felicità, ovviamente, non si trova sugli scaffali di qualche negozio, ma crediamo di trovarla nell’acquisto, a volte compulsivo, di oggetti che speriamo possano renderci felici. Il più delle volte, invece, colmano un vuoto più grande, ma in maniera solo minima, parziale, mai sufficiente.
Inoltre la sete di denaro è legata all’idea che più soldi producono più sicurezza, permettano uno stile di vita elevato, quindi migliore, sotto tutti i punti di vista. L’idea è quella per cui se anche i soldi non danno la felicità non c’è felicità senza soldi. Un ragionamento piuttosto diffuso, nonostante la sua infondatezza e pericolosità.
Il tempo è denaro
Tutti, anche i più grandi possidenti della storia, di fronte all’esaurirsi del loro tempo a disposizione, quindi della morte, hanno vacillato e compreso come il denaro non li avrebbe sottratti da quel destino. I soldi non hanno permesso a nessuno di non morire; spesso anche di non subire una morte improvvisa. Ci illudiamo che le ricchezze producano cure migliori ed è vero solo in parte perché la morte e le malattie incurabili colpiscono tutti, ricchi e meno ricchi e la felicità non passa dalla cartella clinica.
Impegniamo la maggioranza del nostro tempo per ottenere qualcosa, per riuscire a guadagnare dei soldi. Non si tratta di disprezzare il denaro e il lavoro, ma di comprendere come questi elementi occupino un ruolo predominante nelle nostre priorità e preoccupazioni. Eppure anche il lavoro, anche la professione più gratificante, non produce la felicità perché ogni cosa che noi possiamo ottenere ci induce a pensare che, per quanto grande, potremmo averne ancora di più grande.
Come trovare la felicità
Questa pressione sociale per ottenere di più distoglie dalla reale percezione che la felicità non è altro che il vivere il proprio tempo. Vivendo emozioni, apprezzando e gustando le enormi occasioni di incontro e approfondimento delle relazioni che abbiamo. Perché la felicità non può essere mai un esercizio solitario che escluda volutamente gli altri. Le emozioni, le esperienze, lo sguardo sulle cose, dona un senso di pace e di felicità.
Spesso oggi la felicità sta nel fermarsi, nel fuggire la frenesia, e guardarsi allo specchio, guardare negli occhi chi abbiamo vicino e renderci conto di ciò che accade. Qui, da questi percorsi, può partire il viaggio della felicità. Che è un viaggio in cui spendere il proprio tempo, non il proprio denaro.