Il formaggino ipolipidico è uno dei primi alimenti ad entrare nella dieta di un neonato che, tra i 4 ed i 6 mesi di vita, inizia lo svezzamento.
Ovviamente tale importantissima tappa della crescita va sempre percorsa contando sul supporto di un pediatra che saprà dire alle neomamme quando e come introdurre nell’alimentazione del piccolo un prodotto anziché l’altro.
Lo svezzamento
I cibi solidi, in genere ma non è detto che sia la regola, fanno la loro comparsa nella dieta del neonato appena dopo un mese dall’inizio dello svezzamento e, di solito, ma anche in questo caso non è un must, prendono il posto della poppata serale. Ma di cosa è fatta l’alimentazione di un bambino così piccolo? Innanzitutto di verdure, alimento digeribile per antonomasia. Inizialmente esse verranno frullate, poi aggiunte ai brodi, ma sempre debitamente cotte e passate. Chiaramente gli ortaggi andranno inseriti nella dieta in maniera graduale, senza mai abbondare con le varietà e senza mai scegliere vegetali eccessivamente difficili da digerire. Anche in questo caso quindi torna utile sentire il parere del pediatra.
Segue poi la frutta omogeneizzata da consumare di norma alla fine del pasto. Ancora una volta sarà meglio orientarsi su prodotti sani, non troppo zuccherini e facili da digerire.
Immancabile è quindi la carne, da introdurre nella dieta sempre in maniera abbastanza graduale, sotto forma di omogeneizzato magari con l’aggiunta di un filino di olio e di un cucchiaino di parmigiano.
Gli alimenti più complessi o meno digeribili verranno invece importati nella lista dei cibi consentiti al neonato soltanto in momenti successivi della crescita ed, ovviamente, previa autorizzazione del medico.
Già nelle prime fasi dello svezzamento il pediatra potrebbe dirvi di fare ricorso al formaggino ipolipidico, alimento tipicamente pensato per questa fase dello sviluppo e su cui concentreremo la nostra attenzione da qui in avanti.
Formaggino ipolipidico: di cosa si tratta?
Il formaggino ipolipidico è un prodotto caseario pensato per i bambini che affrontano la fase dello svezzamento. Esso apporta ai loro corpicini un discreto quantitativo di proteine senza però costringere il piccolo ad ingerire anche tutti i grassi contenuti in un formaggino destinato ad organismi più grandi o direttamente agli adulti.
Questo alimento può essere consumato così come si trova nella confezione, unito alla pastina o ad altre pietanze preparate per il neonato al fine di conferire un po’ di gusto a piatti che diversamente non avrebbero esattamente un buon sapore.
La prima dose, per così dire, equivale a mezzo vasetto al giorno, pari a circa una quarantina di grammi. Il formaggino qui in esame sostituisce prodotti caseari decisamente più grassi come il parmigiano o il grana, la ricotta vaccina o la robiola.
Formaggino ipolipidico sì o no?
Sono davvero molte le polemiche che gravano sul conto del formaggino ipolipidico. In particolare qualcuno si chiede se non sia un controsenso togliere dall’alimentazione del bambino i formaggi leggeri da digerire ma comunque considerati grassi e poi dare al piccolo del latte intero.
Altri hanno notato che i formaggini per adulti contengono una percentuale di grassi, così come riportato sulla loro stessa confezione, non tanto diversa da quella presente nei prodotti per l’infanzia. Altri ancora infine sostengono che alcuni alimenti inscatolati per bambini alle prese con lo svezzamento potrebbero tranquillamente essere sostituiti da cibi più freschi e genuini o da pietanze home made.
Non sono in pochi a ritenere che il formaggino ipolipidico non sia poi tanto utile quanto si crede e che forse, dato il prezzo effettivamente superiore rispetto ad un prodotto destinato agli adulti, sia anche una mezza fregatura. Un formaggino per bambini costa più o meno due euro, cifra con cui normalmente si compra una scatola di normali formaggini.
Non abbiamo modo di affermare con certezza dove stia la verità. In passato si cresceva forti ed in salute anche senza omogeneizzati et similia ed indubbiamente i prodotti biologici sono più sani di quelli industriali. Spetta però alle mamme o ai pediatri valutare quali possano essere le effettive necessità di un bambino, scegliere secondo quale modello alimentare educare il piccolo e provvedere a nutrirlo al meglio in rapporto ad un ventaglio di variabili parecchio vasto. Insomma: ognuno faccia a modo suo, ma senza mai perdere di vista la questione principale, ossia garantire al neonato benessere e salute.