Qual è il ruolo dell’informazione e soprattutto come questa impatta a livello sociale e individuale? Nella società attuale siamo costantemente interconnessi, molte persone possano diverse ore al giorno a chattare e a condividere sui Social, appena si accende la TV siamo tempestati da messaggi di ogni genere, da quelli pubblicitari a quelli di informazione. Purtroppo le cattive notizie sono prevalenti sulle buone e comunque sono quelle che generano maggiore attenzione da parte dell’utenza. Non passa giorno che non assistiamo a femminicidi, notizie di atti di violenza, manifestazioni in cui si generano atti di teppismo con scene di guerriglia urbana, attacchi terroristici, catastrofi naturali e non, scenari di guerra che tendono ad aprirsi e che, nel caso, avrebbero effetti devastanti per tutta l’umanità.
Le belle notizie, se ci fai caso, nei vari notiziari sono ben poche e tendono a non destare nel cervello la stessa attenzione e memoria delle cattive notizie. Che effetto hanno, queste ultime negli individui? Analizza te stesso: all’inizio dell’escalation terroristica, quando si vedevano immagini o comunque quando si riceveva notizia di un qualche attentato terroristico si provava orrore, l’attenzione era totalmente catalizzata da quell’evento; la notizia rimbalzava da un notiziario all’altro e altrettanto facevamo noi con il telecomando per capire la situazione, restare costantemente aggiornati, si sviluppava una vera empatia verso l’evento. Oggi non accade più questo, gli attentati, drammaticamente, continuano ma il comportamento è cambiato: sentiamo la notizia, ci indigniamo per l’accaduto, ci addoloriamo anche ma poi tutto termina rapidamente.
La reazione alle cattive notizie
Non siamo diventati d’un tratto cinici, è la reazione di difesa del cervello che ci porta ad una sorta di “abitudine” alle cattive notizie, a smorzare la nostra reazione; poiché le cattive notizie generano ansia, incertezza, malessere, il cervello mette in atto la sua strategia per evitare queste sensazioni negative attraverso un meccanismo di distacco, ritornando rapidamente alle piccole attività quotidiane dopo la notizia traumatica, l’empatia resta solo nelle persone che in qualche modo sono personalmente interessate all’evento.
Ovviamente l’Informazione svolge il suo ruolo che è quello di dare le notizie, non si può certo colpevolizzare questo settore, tuttavia le persone dovrebbero imparare a gestire diversamente le situazioni negative. E’ scientificamente e statisticamente provato che dall’inizio delle pessime notizie, il terrorismo, la crisi economica, il rischio di default dell’Italia, le aziende che chiudono i battenti, insomma il bombardamento quotidiano di cattive notizie sono aumentati notevolmente i ricorsi al medico per crisi d’ansia, depressione, attacchi di panico. Come ci si può difendere? Non possiamo cambiare il mondo ma possiamo almeno compensare le cattive notizie con cose positive, apprezzare la risata di un bambino, tornare a stupirci del fantastico volo di una farfalla, fermarci ad ascoltare l’acqua di un ruscello che scorre o il canto degli uccellini, tutte piccole cose belle, piacevoli, positive che possono darci il lusso di dare un nuovo senso alle nostre giornate per contrastare con cose belle, benché semplicissime, la negatività del bombardamento mediatico negativo che non possiamo evitare.